La corsa delle pariglie si svolge su un percorso
che risulta fuori dall’antica città murata. Anticamente, infatti,
mentre i nobili signori correvano alla corsa alla stella nel sagrato
della Basilica di Santa Maria, sede della Corona de Logu (il
Parlamento giudicale), contemporaneamente villani e stallieri,
cavallerizzi abili quanto i loro signori e padroni, sfogavano la loro
voglia di festeggiamenti correndo al di fuori delle mura, affiancati
in pariglia e improvvisando momenti di alta acrobazia tra gli stazzi
di Porta Manna e di quelli di Portixedda.
Oggi, passando dalla torre di Mariano II d'Arborea,
idealmente il corteo dei cavalieri si immette sulla strada che
anticamente si snodava intorno all’anello fortificato di difesa e
che raggiungendo la torre di Portixedda, si immette sull’antica
strada di penetrazione verso l’interno dell’isola.
La sfilata dei costumi precede anche nella via
Mazzini il corteo dei cavalieri. Al termine della sfilata lungo
l’intero percorso della via Mazzini, i cavalieri, ripercorrendo in
senso inverso lo stesso percorso, si dirigono verso i viottoli che si
immettono nel vico Tirso. Ancora una volta i rulli dei tamburi e gli
squilli delle trombe annunciano il passaggio dei cavalieri. Secondo
l’ordine di sfilata, tutte le pariglie partecipanti potranno
cimentarsi sul percorso.
Da su Brocci, il portico che guarda sul
sagrato della chiesa di San Sebastiano, prendono il via le spericolate
acrobazie dei cavalieri che dopo mesi di preparazione danno sfogo al
proprio entusiasmo e alle proprie abilità. Apre le serie delle
evoluzioni la pariglia del Cumponidori. La totale salvaguardia
dell’incolumità del capo-corsa e del suo importante incarico
impediscono alla sua pariglia di compiere pericolose evoluzioni. I tre
cavalieri compiono il passaggio con i cavalli appaiati guidati dai
cavalieri laterali mentre il capo-corsa affronta il percorso con le
mani sulle spalle dei compagni. Iniziano quindi i pericolosi passaggi
dei cavalieri che si spingono in spettacolari evoluzioni. In questi
ultimi anni esibizioni di alta scuola segnano uno spettacolo unico e
irripetibile. Le edizioni riconducibili ad alcuni decenni fa, con
esibizioni legate alle tradizioni più antiche hanno ormai lasciato
spazio a quelle più spericolate delle nuove generazioni.
L’ultimo passaggio sul percorso è ancora una
volta affrontato dal Cumponidori con la sua pariglia. La
chiusura della corsa è segnata dal passaggio del capo-corsa che esegue
un’altra Remada. Questa volta affronterà il percorso con i
suoi compagni che a gran galoppo guideranno i cavalli mentre lui
riverso sulla groppa del cavallo saluta e benedice la folla con sa
Pippia de maiu. Il capo-corsa raggiunge quindi la compagine dei
cavalieri che salutano il suo arrivo con tripudio di applausi mentre
lui continua a benedire e salutare con il suo scettro di mammole e
viole.
Il corteo si ricompone e ritorna sul percorso delle
pariglie. Il passaggio dei cavalli e dei cavalieri segna la fine della
corsa. Da qui il corteo si dirige alla volta della sede del “gremio”.
Raggiunto il locale, il Cumponidori saluta tutti i cavalieri e
i presenti ed entra, riverso sul cavallo, all’interno della sala.
Raggiunta sa mesitta, nel più totale silenzio, il capo-corsa può
quindi balzare sul tavolo congedando il suo cavallo ad un artiere. A
questo punto, il tripudio di trombe e tamburi, le urla di esultanza e
gli applausi salutano il rientro del Cumponidori, ed inizia
quindi la cerimonia della svestizione.
Levati il cilindro e il velo, lo straordinario rullo dei tamburi segna il
momento in cui viene tolta la maschera: in quell’attimo su
Componidori ritorna cavaliere. Da quel momento il “gremio”, i cavalieri e tutti i presenti si recano da lui per salutarlo e
congratularsi. La festa continuerà sino a tarda notte. Il capo-corsa
indosserà ancora il coietto quando si recherà alla sontuosa
cena, offerta dal “gremio” a tutti i partecipanti alla corsa.